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Se il prossimo obiettivo di Hamas saranno i centri abitati della regione di Israele subito a nord di Tel Aviv, che si chiama Sharon, i terroristi troveranno ad attenderli un paramedico speciale.

Si chiama Orianne Lucatz, è madre di due figlie e vive a Kfar Neter, a pochi chilometri a sud della città di Netanya. È manager del MDA per le stazioni dell’intera regione di Sharon.


Il 7 di ottobre, Orianne si è svegliata al suono delle sirene. Aveva appena terminato un turno di notte a Netanya, ma si è diretta immediatamente al centro regionale MDA, dove ha effettuato un passaggio alla modalità di emergenza. Le chiamate di richiesta di soccorso sono arrivate numerose a causa dei razzi lanciati sull’intero paese, ma non ci sono state vittime – fortunatamente – nella regione di Sharon. Tuttavia i contatti con le altre sedi del Magen David Adom sono stati e sono tutt’ora costanti, e vi è un aggiornamento in tempo reale della situazione dell’intero stato.


“Le mie figlie sono consapevoli di quanto sia importante il Magen David Adom e di quanto fondamentale sia il mio ruolo all’interno dell’organizzazione”, dice Orianne. In qualità di manager dell’intera regione, sta a lei organizzare al meglio l’invio delle squadre di emergenza e anche preoccuparsi della loro sicurezza. E Orianne ha provveduto ad equipaggiare i paramedici con caschi e giubbotti anti-proiettile e con tutte le precauzioni possibili. “Stiamo affrontando da 8 mesi una guerra terribile”, dice. “Ciò che mi dà forza è la consapevolezza che questa guerra ha come obiettivo principale quello di riportare gli ostaggi a casa e scongiurare una situazione simile in futuro. L’intera organizzazione del MDA sta lavorando sodo. Tutti i miei amici che hanno combattuto per salvare la vita ai feriti, lo hanno fatto con l’unico scopo di permettere al nostro paese di esistere, e ai nostri figli di continuare a vivere qui in sicurezza. Molti colleghi hanno perso la loro stessa vita in servizio.”


Orianne spiega la difficoltà di essere sottoposti per mesi ad un livello altissimo di stress senza potersi permettere di perdere il controllo. I soccorritori del MDA si fanno forza gli uni con gli altri e questo permette loro di non perdere la testa, di mantenersi lucidi e sani di mente davanti agli orrori visti. “Si lavora insieme, si pensa insieme, a volte con umorismo, con canzoni. Desideriamo che tutto questo finisca presto, e di poter tornare ad ascoltare musica, a vivere. Vado avanti nella speranza”.


Se si chiede ad Orianne cosa ne pensa della possibilità che la guerra sia portata nella regione di Sharon, risponde che non ha dubbi, sarà lì, a combattere per salvare vite, insieme ai suoi colleghi e superiori. “Dopo quel terribile Shabbat, non credo che ci sia qualcuno nel paese che non sia stato colpito per aver perso molti amici e colleghi. Prego per giorni migliori e spero di sentire presto un po' di sollievo”.

 

 


Come noto, da 8 mesi (dal 7 di ottobre 2023) la guerra sta causando una situazione terribile in Israele. Le squadre di soccorso del Magen David Adom lavorano senza sosta soccorrendo i feriti, presidiando i centri abitati in tutta la regione settentrionale e meridionale e rispondendo alle sfide sia di sicurezza che mediche poste dalla guerra. La loro dedizione è ammirevole.

 

In una recentissima intervista rilasciata al Jerusalem Post, Uri Shacham, Capo dell'ufficio del Direttore Generale del Magen David Adom, ha dichiarato che ciò che ha reso possibile al MDA di reagire prontamente "alla più grande tragedia che Israele abbia mai fronteggiato dalla sua nascita" è la sua preparazione agli scenari più diversi e a catastrofi di grandi dimensioni.

 

I protocolli di risposta all'emergenza sono stati messi a punto da MDA nell'arco di 94 anni di sfide, e perfezionati fino a costituire una efficientissima base presa a modello da molti paesi nel mondo, e continuamente migliorata alla luce delle esperienze vissute.

 

In quella tragica mattina del 7 ottobre, nessuno aveva idea di cosa sarebbe successo, dice Shacham. Ma poiché tutte le chiamate di emergenza confluiscono al MDA, il team manageriale si è reso conto in pochi minuti della tragedia che si stava dispiegando, e ha preso decisioni che si sono rivelate cruciali nel contenere i danni. L'intera flotta di 1400 ambulanze è stata mobilitata immediatamente, così come i 30 mila volontari.

 

Oggi, il 7 giugno 2024, il MDA compie ufficialmente 94 anni. Nel tempo l'organizzazione si è ampliata, da un piccolo nucleo, fino a diventare un servizio di emergenza nazionale d'eccellenza, impegnato come membro della Croce Rossa Internazionale anche in missioni umanitarie nel mondo.

 

Il segreto di una vitalità prorompente a dispetto dell'età? Alcuni punti fondamentali: la motivazione a salvare la vita umana ad ogni costo, gli ideali di uguaglianza, la formazione continua, gli standard altissimi, l'obiettivo di eccellere e la priorità data ad essere sempre pronti. Da sempre, e in particolare dal 7 di ottobre, "diamo speranza agli israeliani" dice Shacham.

 

Tanti auguri Magen David Adom e che tutti noi si possa presto assistere al ritorno della pace.

 

 

Per leggere l'articolo del Jerusalem Post, questo il link:

 

 

Una tecnica trasfusionale innovativa permette di salvare più feriti sul campo di battaglia


Una procedura inventata dagli Stati Uniti e rimasta lì a livello sperimentale per molto tempo, è stata studiata a fondo nei laboratori della Banca del Sangue del Magen David Adom e inclusa nel primo soccorso portato al fronte, per salvare la vita dei soldati feriti gravemente che rischiano in pochi minuti la morte per dissanguamento.

 

Si tratta della somministrazione di una dose (500 ml) di sangue di tipo zero, intero (non frazionato nei suoi componenti principali), che oggi fa parte sia dell'equipaggiamento del primo soccorso sul campo (in genere piccole auto mediche) sia di quello aereo. In entrambi i casi questi mezzi sono predisposti allo stoccaggio in frigoriferi speciali e il successivo riscaldamento in un'altra apparecchiatura medica in cui il sangue torna alla temperatura corporea senza rovinarsi.

 

Finora, nessuno aveva adottato questa tecnica a livello mondiale, ma dallo scoppio della guerra in Israele lo scorso 7 ottobre, si è reso necessario provare ad applicarla, con grandi risultati. I soldati deceduti al fronte sono scesi al 7% dei feriti, percentuale al minimo storico e rassicurante sulla efficacia del procedimento (di cui abbiamo parlato nella news del 28 aprile)

 

In un bell'articolo apparso su The Times of Israel, la Prof. Eilat Shinar, Direttrice del Centro Servizi Trasfusionali della Banca del Sangue, illustra come sia più efficace e anche più semplice somministrare questa dose invece che continuare come si faceva prima, iniettando al ferito piastrine, globuli rossi e infine plasma in trasfusioni successive. È più semplice ed anche più veloce.

 

La salvezza dei soldati e dei civili dipende infatti anche da un altro fattore, cioè con quanta rapidità arriva il soccorso giusto ed efficace. La rapidità dell'intervento è cruciale in caso di perdite ematiche abbondanti.


È per questo che MDA addestra al primo soccorso sempre più persone e predispone veicoli leggeri perfettamente equipaggiati che vengono dislocati in centri abitati ad alto rischio di terrorismo. È provato che dove la popolazione ha nozioni di primo soccorso, la possibilità di salvare la vita aumenta molto.

 

 

Di seguito i link all'articolo della testata e alla nostra news sull'argomento.

 



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