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Quando i numeri parlano

Una tecnica trasfusionale innovativa permette di salvare più feriti sul campo di battaglia


Una procedura inventata dagli Stati Uniti e rimasta lì a livello sperimentale per molto tempo, è stata studiata a fondo nei laboratori della Banca del Sangue del Magen David Adom e inclusa nel primo soccorso portato al fronte, per salvare la vita dei soldati feriti gravemente che rischiano in pochi minuti la morte per dissanguamento.

 

Si tratta della somministrazione di una dose (500 ml) di sangue di tipo zero, intero (non frazionato nei suoi componenti principali), che oggi fa parte sia dell'equipaggiamento del primo soccorso sul campo (in genere piccole auto mediche) sia di quello aereo. In entrambi i casi questi mezzi sono predisposti allo stoccaggio in frigoriferi speciali e il successivo riscaldamento in un'altra apparecchiatura medica in cui il sangue torna alla temperatura corporea senza rovinarsi.

 

Finora, nessuno aveva adottato questa tecnica a livello mondiale, ma dallo scoppio della guerra in Israele lo scorso 7 ottobre, si è reso necessario provare ad applicarla, con grandi risultati. I soldati deceduti al fronte sono scesi al 7% dei feriti, percentuale al minimo storico e rassicurante sulla efficacia del procedimento (di cui abbiamo parlato nella news del 28 aprile)

 

In un bell'articolo apparso su The Times of Israel, la Prof. Eilat Shinar, Direttrice del Centro Servizi Trasfusionali della Banca del Sangue, illustra come sia più efficace e anche più semplice somministrare questa dose invece che continuare come si faceva prima, iniettando al ferito piastrine, globuli rossi e infine plasma in trasfusioni successive. È più semplice ed anche più veloce.

 

La salvezza dei soldati e dei civili dipende infatti anche da un altro fattore, cioè con quanta rapidità arriva il soccorso giusto ed efficace. La rapidità dell'intervento è cruciale in caso di perdite ematiche abbondanti.


È per questo che MDA addestra al primo soccorso sempre più persone e predispone veicoli leggeri perfettamente equipaggiati che vengono dislocati in centri abitati ad alto rischio di terrorismo. È provato che dove la popolazione ha nozioni di primo soccorso, la possibilità di salvare la vita aumenta molto.

 

 

Di seguito i link all'articolo della testata e alla nostra news sull'argomento.

 



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